La festa di conclusione del Ramadan, a Torino, si celebra da anni a due passi da casa mia, al Parco Dora. Sono anni che mi riprometto di "andare di nascosto a vedere l'effetto che fa" e sono anni che fingo di dimenticarmene. La ragione vera è che non ho voglia di fare l'imbucato o il turista religioso. Il Ramadan è una cosa seria.
L'unica volta che ho partecipato a una Eid Al Fit era il 2000 e mi trovano a Mazara del Vallo. Giravo un documentario. A fine riprese mi ha telefonato la Digos per chiedermi una copia delle immagini. Stavano indagando sulla presenza di una cellula terroristica nella comunità tunisina di Mazara. Altri tempi. Più o meno.
COME A NATALE
A causa della fine del Ramadan le strade attorno al Parco Dora erano intasate, il traffico di Torino nord boccheggiava come nei giorni di dicembre che precedono il Natale.
Decine di migliaia di cittadini di religione musulmana che vivono sotto la Mole erano in festa. Uomini, donne e tanti bambini. Già, i bambini. Nelle scuole elementari di Torino il 4% degli alunni è figlio di stranieri. Di questo 4% non sono pochi quelli di religione musulmana.
Due anni fa, quando facevo il maestro elementare, avevo un alunno in quinta di origine egiziana, che ha rispettato con scrupolosità i precetti del digiuno del Ramadan suscitando dibattito e curiosità tra i compagni. Un terzo dei quali di origine straniera. Il melting pot è già tra noi ed è una benedizione.
L'IDEA DI SUOUMAHORO
Il Ramadan non è più solo la loro festa, ma anche la nostra festa. Non è un dato di fede, ma di semplice osservazione della realtà. La comunità musulmana c'è, cresce ed è sempre più italiana. Mi chiedo quando riusciranno a sedersi in Consiglio Comunale, a eleggere assessori, sindaci e via salendo. Come insegna Londra, è solo questione di tempo. Todo cambia, cantava Mercedes Sosa.
Ecco perchè la recente proposta dell'On. Aboubakar Soumahoro (povero cristo...) di rendere festivo per tutti l'Ed Al Fit, mi piace moltissimo. Ascoltare cose di sinistra, ma davvero di sinistra, a me fa ancora sperare ci sia luce in fondo al tunnel. Poi, diciamolo, ho voglia di fare festa con chi fa festa senza sentirmi un intruso.
INCONTRARSI
Mai come oggi credo ci sia bisogno di incontrasi su un terreno neutro, all'interno del quale condividere la comune appartenenza al genere umano. La religione avrebbe gli strumenti per farlo. Forse più della politica. O meglio: se la politica sapesse "usare" ciò che di buono c'è nel vivere una fede religiosa e ne facesse buon uso allora forse dal cilindro potrebbe uscire il coniglio.
Lo so ci sono troppi condizionali.
Per quanto mi riguarda (e torniamo all'indicativo presente) solo una ricorrenza religiosa che ancora muove a commozione il mio muscolo cardiaco, ed è il Natale. L'idea di poter condividere anche il 25 dicembre di qualcun altro, vi dirò, mi sembra una splendida idea. Non provare a realizzarla credo sia un'idiozia.
L’ANTISEMITISMO DI RITORNO
Sul mio blog, qualche giorno fa ho pubblicato l’intervista che ho fatto ad A. Una donna ebrea torinese che conosco da tempo. Desideravo conoscere il suo punto di vista sulla tragedia in corso a Gaza. L’ho condivisa sul mio profilo Facebook. Ne è nato un dibattito acceso, a tratti decisamente sopra le righe. Sono convinto che l’antisionismo altro non sia che antisemitismo solo all’apparenza più gentile.
L’intervista si intitola Il perfido giudeo e la trovate qui.
MONICA PEROSINO ALLA CENA DEL BOOKPOSTINO
Se ricevi o leggi questa newsletter sai tutto o quasi dell’ APS BookPostino, l’associazione culturale che ho fondato nel 2019 e della quale sono presidente.
Una volta al mese (più o meno) organizziamo delle presentazioni di libri. Ci muoviamo nel mondo dell’editoria indipendente. La preferiamo, ci sentiamo a nostro agio tra gli underdog.
Venerdì 19 alle ore 19,30 in piazza Statuto 26 a casa di Cristina Disavino (una casa bella e spaziosa che affaccia sulla piazza dal lato di via san Donato e via Cibrario) incontreremo l’inviata di guerra de La Stampa, Monica Perosino.
Negli ultimi due anni Monica ha trascorso molto tempo in Ucraina. Allo scoppio del conflitto lei era lì. Chi ne segue le corrispondenze sa che il suo sguardo si posa prima di tutto sul mondo femminile. Siano esse madri, nonne, figlie, sorelle, vedove. Sono le loro voci che aiutano Monica a raccontare la guerra. Di questo e di cosa sta capitando in Ucraina parleremo insieme a lei.
La cena che seguirà l’incontro è offerta dall’associazione. Chiederemo per chi lo vorrà un up to you a sostegno delle iniziative del BookPostino.
Per prenotare scrivi a info@bookpostino.it, clicca il pulsante in calce alla foto o manda un messaggio whatsapp al 3482105841.
SBOMERIZZATI
Sto seguendo un corso che si chiama Sbomerizzati! Lo tiene un giovane video giornalista torinese (nonché validissimo giallista), Gioele Urso. Mercoledì scorso prima lezione. Ne seguiranno altre 4. L’obiettivo è evidente. Qui trovate i dettagli.
Ho quasi 58 anni, ma in qualche modo ho sempre cercato di dare spazio allo studio e alla formazione. Non che questo mi abbia messo al riparo dalla crisi economica o dalle rivoluzioni digitali, ma almeno mi regalo l’illusione di tenere almeno in parte il passo dei tempi.
HO VISTO
Non è una droga, ma la razione settimanale di Netflix è corposa. Meno Amazon Prime. A volte RaiPlay. Quasi mai SkyGo.
Guardate Ripley. Miniserie in 8 puntate che trovate su Netflix. Usciata da pochissimo, ambientata in Italia negli Anni Sessanta. È in bianco e nero ed è recitata quasi tutta in italiano. Anche dagli attori americani. Mai, dico mai, si cade nello stereotipo alla Soprano o anche solo alla Tarantino.
Si tratta di un vero noir dove i personaggi hanno profondità da vendere. Scritto benissimo, recitato altrettanto. Fotografia di livello altissimo. I superlativi servono tutti.
Guardatela e fatemi sapere se anche a voi ha fatto la stessa impressione.
HO LETTO
Ho letto Questa Storia, di Alessandro Baricco. È uscito nel 2006. Con Baricco ho un rapporto risolto da poco. Ne scrivo qui.
Baricco è una penna baciata dal dio della scrittura, data in mano a un uomo colto e intelligente. Difficile ne vengano fuori libri brutti. Questa Storia, che si muove tra le corse in auto, la disfatta di Caporetto e i venditori di pianoforti, non è una lettura facile. Ma è letteratura vera.
Ho letto anche l’ultimo libro di Massimo Tallone, La ragazza del Bristol, edizioni Capricorno. Era un autore che sebbene molto prolifico e amato dal pubblico non conoscevo. Forse avrei dovuto iniziare da un libro diverso. Mi rifarò.
HO ASCOLTATO
I podcast. Ci mancavano i podcast. Mi piacciano, tantissimo. Da ragazzino ascoltavo i radiodrammi, ritrovarmeli oggi sotto mille nuove vesti provoca libidine auricolare. Solo che se guardo, vedo e ascolto il tempo è finito. E non va bene.
Ho ascoltato Sangue Loro. Il ragazzo mandato a uccidere, scritto da Pablo Trincia. Lo trovate su tutte le piattaforme dedicate. Otto puntate di una forza inaudita. I miei coetanei ricorderanno gli anni degli attacchi terroristici dell’OLP e di Abu Nidal alle compagnie aeree e ricorderanno la strage di Fiumicino del 1985. La storia, vera, raccontata da Trincia parte da lì, dal sangue versato nell’atrio partenze dell’aeroporto romano. Quarant’anni dopo, quella violenza generata da violenza, continua a generarne di nuova.
PIECE OF ME
C’è stata una stagione della mia vita nella quale ho scritto sceneggiature per cartoni animati. Questo è il numero zero di una serie che non ha mai visto la luce ma che è diventata la sigla finale di Buon natale con Frate Indovino, andato in onda su Rai1 il 21 dicembre del 2011 alle 14,40.
Grazie per avere avuto la pazienza di leggere fin qui. Devo affinare stile e obiettivi, ma confido di farcela prima che il cambiamento climatico ci annienti.
Time is a motherfucker - 3 Body Problem pt1