In questo numero di Parole Sante scrivo della storia di un lenzuolo piuttosto vecchio e del figlio di un ex direttore de La Stampa. Poi qualche parola su un libro. Il mio. L’ho scritto durante il lockdown e come tutto ciò che riguarda la pandemia l’avevo rimosso. Un amico mi ha chiesto di presentarlo all’interno di una piccola rassegna letteraria di paese.
La foto è di Luciano Girardi, è stata scattata il 6 maggio 2010 e l’ho scaricata da Flickr.
TORINO CAPITALE
Che ci piaccia o no Torino è diventata Torino perchè un giorno, nel 1563 o giù di lì, un duca di Savoia decise di prendere la Sindone, che era il più prezioso tra i cimeli di famiglia, icona massima della cristianità, custodita in Francia a Chambèry, e di portarla sotto la Mole Antonella (che ancora non c’era).
La capitale del Ducato di Savoia era proprio Chambèry, ma per motivi un po’ economici e un po’ strategici, i savoiardi con un coup de théâtre notevole decisero di spostare la capitale proprio a Torino che, diciamolo, era poco più di un villaggio senza arte nè parte.
Per dare lustro alla scelta, oggettivamente azzardata, cosa si inventarono i duchi? Una roba all’italiana. Anche l’Italia ancora non c’era, ma lo spirito italico evidentemente sì.
Per non far imbufalire ulteriormente i sudditi gallici (che erano davvero su tutte le furie) dissero: “Brò, take it easy! Spostiamo il lenzuolo a Torino solo per qualche mese, serve per una roba che deve fare un cardinale di Milano e poi ve la riportiamo sana e salva. Mano sul cuore brò. Promessa di boy scout.” LOL.
A Chambèry (cornuti e mazziati) stanno ancora aspettando, ma Torino da quel momento divenne in una botta sola la nuova capitale del Ducato di Savoia e la Città della Sindone.
Per i sette mangiapreti che non sanno cosa sia la Sindone: “La Sindone di Torino (…) è un lenzuolo di lino recante l'immagine di un uomo, che presenta segni di crocifissione e flagellazione. (…) L'origine e l'autenticità della Sindone sono oggetto di acceso dibattito da secoli. La tradizione la identifica come il lenzuolo funebre di Gesù Cristo, mentre gli studi scientifici condotti finora non hanno dato risposte definitive. Tuttavia, la Sindone rimane una reliquia di grande valore storico e religioso, che attira ogni anno milioni di pellegrini e studiosi da tutto il mondo.” A darmi questo definizione è stata la AI di Gemini.
Rimane un fatto. Se la Sindone non si fosse spostata da Chambèry a Torino per fare di Torino una capitale con la C maiuscola, niente barocco, Cavour, cioccolato, nutella, FIAT e Juventus. E nemmeno Grande Torino, questo sì un vero peccato.
La foto l’ho scattata nel 2006 al Museo del Torino a Grugliasco.
FORTUNATO CHI LA VEDE
Periodicamente la Sindone, che è custodita in Duomo e non è visibile, viene occasionalmente esposta al pubblico (ostensione). Sono eventi rari (3 negli ultimi 25 anni, una decina dal 1600 ad oggi) e straordinariamente partecipati. Parliamo dell’icona cristiana per eccellenza, un vero oggetto di culto (in senso letterale).
In queste occasioni Torino è travolta dall’onda di piena di turisti-pellegrini che arrivano da tutto il mondo. Quasi livello olimpico Torino 2006, per intenderci.
Qualche giorno fa il vescovo di Torino, mons. Roberto Repole, ha annunciato che nel 2025 verrà fatta una Ostensione in Duomo riservata ai giovani (dai 30 in giù, I suppose). La ragione? Il Giubileo. Cos’è il Giubileo? Googolate.
La Sindone è un tema che, per ragioni di lavoro, ho seguito parecchio (ho fatto un documentario, un cartone animato per bambini, ho gestito il Bookshop Ufficiale dell’ultima Ostensione).
AVREI UNA DOMANDA
Da anni pongo una domanda (l’ho fatta a sindaci, esperti, giornalisti): perchè la Sindone non è esposta in modo permanente così da diventare una meta di pellegrinaggio stabile e non occasionale, offrendo così a Torino un asset turistico in più? (asset suona davvero smart, vero brò?)
Chi dice NO (la Chiesa) fornisce due risposte. Una non credibile, l’altra più sensata.
1. La Sindone si rovinerebbe. 2. La Sindone non è la Gioconda.
Alla risposta 1 ribatterei così: siamo andati su Marte, ma non sappiamo fare in modo che un lenzuolo steso all’interno di una teca pressurizzata esposto all’interno di una chiesa non si rovini? Dai su!
La risposta 2 è più solida. Vero che il valore iconico della Sindone è notevole, però dai, una via di mezzo proprio non si può trovare? Per esempio: Ostensione annuale durante la Quaresima.
Piero Fassino, quando era Sindaco di Torino, la pensava così:
Tu cosa ne pensi?
SANTI, NON PERSONE
Un ragazzo di Torino, nato nel 1901 e morto a soli 24 anni per una poliomielite, verrà dichiarato santo nel corso del 2025. Il ragazzo in questione si chiama Pier Giorgio Frassati. Suo padre Alfredo è stato direttore del quotidiano La Stampa dal 1990 al 1926.
Sempre per motivi di lavoro mi sono spesso addentrato nelle vite dei santi, ma anche dei beati. Per la cronaca, tagliando un po’ il tema con l’accetta: si diventa beat* se la Chiesa riconosce un miracolo. Si diventa sant* se la Chiesa ne riconosce due. La precondizione è, ovviamente, credere nei miracoli.
Le vite dei santi, quando vengono messe nero su bianco, hanno una caratteristica orrenda: azzerano l’umanità e enfatizzano il misticismo. Ecco quindi che anche belle figure capaci di fare cose importanti, si perdono nel fumo aureo dello “zelo religioso”.
Non bevono, non fumano, non fanno sesso, non si incazzano mai. Pregano e vanno a messa, vanno a messa e pregano. Amano i nemici, sopportano tutto in nome di Gesù e di fronte alle offese porgono sempre l’altra guancia (hanno decine di guance).
Perchè trasformare la vita di una persona in un fioretto francescano permanente? In tanti anni di onorato servizio trascorsi a leggere testi agiografici non ho mai trovato una risposta convincente.
Pier Giorgio Frassati purtroppo non sfugge alla regola.
Intendiamoci, non ho nulla contro i santi e i beati (men che meno contro Pier Giorgio Frassati). Avrei però voglia di sapere davvero che persone fossero e capire in cosa sono stati straordinari. Che pregassero molto, sia detto con il massimo rispetto, è un dato che non mi scalda il cuore e che do per scontato. Possiamo andare oltre l’ovvio?
Su Frassati ho letto parecchie cose (e fatto un mini doc e un web doc) e a parte una bella e schietta biografia scritta dall’amico Francesco Antonioli, in giro c’è tanta mistica fuffa.
Chissà se arriverà un tempo nel quale umanità e santità viaggeranno sullo stesso binario senza che la seconda prenda il sopravvento sulla prima. C’è il rischio che alla fine sante e santi possano persino risultare interessanti.
La foto è stata scaricata dalla pagina “Frassati Argentina” su Flickr
IL MIO LIBRO
Durante il lockdown, visto che non so fare il pane, ogni mattina scrivevo un post sul mio profilo Facebook. Il 4 maggio 2020 ho salutato i lettori (che ho scoperto essere numerosi). Una casa editrice romana, Campi di Carta, mi ha chiesto di farne un libro. Ho ceduto alla vanità ed ho accettato. Ho fatto solo due presentazioni. Il libro costa 13 euro ed ha venduto più meno 300 copie. Non male se considerate che il 30% dei libri pubblicati non vende nemmeno una copia. Qui trovi una recensione.
Sabato 11 maggio alle ore 16 sarò alla Biblioteca di Albugnano, tra le colline del Monferrato, a dialogare con i presenti (ammesso che qualcuno abbia voglia di venire) e con l’amico Paolo Forsennati.
Vi ricordo che dal 9 al 13 maggio c’è il Salone del Libro. Ci sarò spesso, se volete ci incrociamo lì. Mandate un segale di fumo.
CHI SONO
Mi chiamo Sante Altizio, sono un giornalista freelance e per 25 anni ho lavorato nella redazione programmi della Nova-T produzioni televisive. Nel 2022 ho fondato insieme a tre colleghi Piani Verticali srl, che si occupa di progettazione culturale soprattutto per gli enti pubblici. Curo la comunicazione social di alcune aziende tra Torino e Milano. Collaboro con il settimanale Credere e sono tra le firme di Mondo Economico. Dal 2019 sono presidente dell’APS BookPostino, un’associazione culturale nata allo scopo di promuovere l’editoria indipendente.
“Il guaio è che quante più informazioni sono disponibili per confutare una convinzione, tanto più le persone tendono ad arroccarsi, e questo accade perchè nessuno, messo di fronte allo specchio, vuole vedere un’idiota.”
“L’Avvocato dell’Atomo”, Luca Romano
Bravo Sante. I look forward to more of your commentary.